Quickribbon Presidenti contro Maroni

venerdì 14 novembre 2008

Presidenti contro Maroni

Stadi chiusi, semi-chiusi, trasferte proibite: i presidenti del calcio sono in rivolta col ministro dell'Interno, Roberto Maroni. "Adesso, basta: non ne possiamo più", urlavano in molti l'altro giorno in Lega Calcio, a Milano. Antonio Matarrese, da vecchio democristiano, ha cercato di tenerli buoni. Ma qualcuno pare addirittura disposto ad andare al Tar. In Lega hanno fatto i conti: con il "sistema repressivo di Maroni", almeno così sostengono, si sono persi decine di migliaia di spettatori e anche diversi milioni di euro di incasso (solo per Milan-Napoli, secondo Adriano Galliani che pure di Maroni è amico, il mancato incasso è stato intorno a 700-800.000 euro).

Per i presidenti, che hanno speso molto nella sicurezza (vedi tornelli e c.), il pugno di ferro di Maroni è quindi esagerato. Non tanto sulle trasferte vietate, "certe limitazioni, purché mirate, ci possono pure stare bene", ma sul fatto che è sempre più complicato acquistare i biglietti, andare allo stadio. "Ci vuole un po' di buon senso", sostengono i padri-padroni del pallone.

Il direttore generale della Lega Calcio, Marco Brunelli, ci spiega: "Lo stadio di San Siro è uno dei più sicuri d'Europa ma è anche la sconfessione delle politiche di tutti questi anni. Qui si confonde la causa con l'effetto: ci sono situazioni kafkfiane per cui tifosi di Milano non riescono nemmeno ad andare allo stadio della loro città... I danni non sono solo economici, ma anche sulla regolarità dei campionati".

Matarrese lo ha ribadito alla festa romana dell'agenzia Italpress: "Troppo facile agire così, chiudere gli stadi. Maroni, ora basta... I presidenti che investono sul calcio sono stanchi di essere mortificati. Tutto è nato dopo la prima giornata di campionato, dopo Roma-Napoli, e non sappiamo nemmeno cos'è successo".

Non si sa ancora perché la Procura di Napoli tace: e quel treno fantasma, l'Intercity Modigliani, ridotto a brandelli secondo Maroni e Trenitalia, il giorno dopo viaggiava regolarmente. Come mai? Come mai nessun tifoso del Napoli, anche quelli perbene (la stragrande maggioranza, ovviamente), può vedere la propria squadra in trasferta? Come mai nessun tifoso avversario può mettere più piede a Napoli? La questura campana-alle prese con un sacco di problemi-non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno ad uno sparuto numero di sostenitori, che siano della Reggina o della Sampdoria. Come mai a Roma nessun turista, sia esso giapponese o americano, può andare all'Olimpico a vedere una partita di calcio?

Lo scontro fra presidenti e Maroni si fa quindi durissimo. Presto potrebbe esserci un incontro al vertice. In verità, i presidenti si sono mossi forse per la tessera del tifoso, per creare un dipartimento tifosi come esiste all'estero? No (tranne Milan e Inter). Ora si lamentano, e in qualche caso anche a ragione (certe misure sono assurde, lo abbiamo sempre scritto), soprattutto perché ci rimettono dei soldi: ma dei loro tifosi se ne sono sempre, o quasi, infischiati. Lo scorso weekend in serie A è stata toccata soglia 30.000 spettatori-gara. Record per questa stagione, forse anche perché c'erano poche limitazioni alle trasferte: la media stagionale è salita rispetto allo scorso anno (24.000 spettatori a partita).

"Non c'è alcuna ragione per cambiare le regole che sinora hanno portato buone risultati", la risposta a stretto giro di posta dello staff di Maroni. Questa settimana sono state considerate, da Osservatorio e Casms, ad alto rischio Napoli-Cagliari e Casale-Savona, quindi niente tifosi ospiti. Per la partitissima Inter-Juventus invece "biglietto singolo per tutti": e questo significa tagliar fuori le famiglie. Molti campi minori, del campionato Pro (anche Mario Macalli è sul piede di guerra) o dei dilettanti, vengono chiusi dai prefetti. Addio derby, addio calcio dei campanili. Addio trasferte. L'unica è mettersi a tavolino e ridiscutere tutto, dalle fondamenta. Giancarlo Abete intanto ha mantenuto la parola: la Federcalcio non ha chiesto alcun biglietto da destinare ai tifosi azzurri per la sfida amichevole di mercoledì 19 ad Atene con la Grecia. Il n.1 della Figc l'aveva promesso dopo gli "incidenti" causati dai sostenitori di Ultras Italia a Sofia. Cori e saluti fascisti, inni a Mussolini, eccetera. Nessun provvedimento giudiziario né Daspo, comunque, è stato preso nei confronti di quei tifosi: anche perché fa fede la legislazione bulgara e a Sofia non è reato quello che è in Italia. Tutto archiviato quindi. Sperando che certe esibizioni non si ripetano più.

(Repubblica.it)

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