Quickribbon Lippi fa il punto della situazione...e non dimentica l'Udinese

martedì 4 novembre 2008

Il Commissario Tecnico della Nazionale italiana, Marcello Lippi, in una lunga intervista rilasciata a Sky Sport24, ha detto la sua su questo inizio folgorante di stagione, ricco di colpi di scena, testimone di "grandi" decadute e "piccole" agguerritissime sorprese. Tra campioni che si riconfermano e giovani promesse che emergono.

Ovviamente con un occhio rivolto all'immediato, ma non solo, futuro della Nazionale.

LA FORZA DELLE "ITALIANE". “Mi piace l’espressione di calcio delle squadre medio-alte, che adesso sono alte, ma che all’inizio erano considerate medio-alte, perché, probabilmente, è la vera espressione del calcio italiano. L’Atalanta, il Genoa, il Catania, nella prima parte, l’Udinese, il Napoli, hanno sì alcuni giocatori stranieri, ma hanno, innanzitutto, allenatori italiani e, prevalentemente, calciatori italiani, ed esprimono un calcio che è fatto di grande organizzazione, di grande entusiasmo e, anche, di un calcio spettacolare - il primo commento del ct sulle sorprese di inizio stagione -. Perciò, è la cosa che mi piace di più. Abbiamo sempre detto che la vera espressione del calcio di una nazione è la nazionale, ovviamente. Però, in queste squadre si riesce a cogliere l’espressione del calcio italiano, che è fatto, contrariamente a quanto pensano in tanti altri posti d’Europa, di grande qualità, grande organizzazione e grandi allenatori”.

MILAN, "L'ITALIANA" DA ESPORTAZIONE. I rossoneri, dopo quasi quattro anni, ritrovano la vetta in solitaria del campionato. E lo fanno con un allenatore italianissimo ed una rosa esterofila solo in parte. "Che l’obiettivo numero uno del Milan quest'anno sarebbe stato il campionato lo si era capito sin da subito. Perciò, il Milan andrà fino in fondo, vuole ritornare fortemente in Champions League e vuole riprendere fortemente le posizioni di classifica che non gli appartenevano, ormai, da tre o quattro anni, perché si dedicava solo ed esclusivamente alla Champions League. C’è un giocatore fantastico nel Milan che si chiama Gattuso.Lui è veramente coinvolgente, è un trascinatore, è un giocatore straordinario e tutti i compagni gli vanno dietro, lo seguono istintivamente, perché sono quelli i giocatori determinanti per una squadra. Per esempio, nell’ultima convocazione ho avuto l’opportunità di ritrovare dei grandi calciatori, dei grandi uomini straordinari, come Gattuso, Cannavaro, Zambrotta, i vecchi, quei pochi che erano rimasti dei vecchi, perché altri o hanno abbandonato, oppure erano infortunati recentemente. Soprattutto i loro compagni giovani hanno capito che giocatori straordinari, che compagni straordinari, si sono trovati accanto in quei 10 giorni di lavoro. Sono stati ad ascoltarli con grande attenzione e, infatti, sono venute fuori due partite importanti, che hanno cominciato a fare vedere che si possono fare delle cose buone con la miscela vecchi e giovani”.

MOURINHO? NO, MOURINHISSIMO! Sul tecnico dell'Inter Lippi non se la sente di puntare il dito, come sin qui hanno fatto in molti. Anzi, sugli atteggiamenti "mediatici" dello Special One e sui risultati sin qui ottenuti il ct campione del mondo spende solo parole di stima: “Se ne parla moltissimo, e tutto quello che riguarda Mourinho diventa issimo. Lui non fa altro che rispondere a tutte le domande che gli fanno. Non è che va a cercare di stuzzicare qualcuno in particolare, risponde semplicemente a tutto, e questo diventa interessantissimo per la stampa, per i media. Anche i risultati, ovviamente, che non si può dire che siano deludenti, perché è ad un passo dalla qualificazione in Champions League”.

ROMA, NON PERVENUTA. “Il problema della Roma, credo che sia la sfortuna incredibile, forse più di tutte le altre squadre - il commento di Lippi sulla crisi di risultati dei giallorossi -. Forse, in quanto a sfortuna, gli è stata seconda solo la Juventus, per quel che riguarda gli infortuni. La Roma, comunque sia, è la squadra che negli ultimi anni ha mostrato di avere gli automatismi più collaudati, più precisi. Si è trovata all’inizio della stagione con un sacco di giocatori infortunati in tutti i reparti e con giocatori nuovi, che sono stati acquistati nella fase finale del calcio mercato, che non avevano, per forza di cose, assimilato i difficili movimenti della Roma. Ecco qual è il problema della Roma”.

JUVENTUS, OVVERO CREDERCI SEMPRE MOLLARE MAI. “Si, è vero. La Juventus ce l’ha proprio nel DNA questa voglia, questa determinazione, questa rabbia, questa grinta, questo entusiasmo, questa capacità di cooperazione, di coagulazione di tutte le forze nei momenti difficili. Li vive, li soffre, anche molto, li patisce, ma, poi, ne viene sempre fuori. Perché in quell’ambiente si respira un qualche cosa che in altri ambienti non si respira”.

SU TOTTI. “E’ un giocatore che ha segnato gli ultimi 10-15 anni della Roma. Lui e altri giocatori, ovviamente, ma soprattutto lui. Non sono tutte uguali le assenze, ovviamente. Totti di nuovo in azzurro? Penso di no. Ho già risposto tante volte a questa domanda, sia di Totti che di Nesta. Sono dei grandi professionisti, degli uomini con la U maiuscola, prima di tutto, prima che dei calciatori. Hanno preso una decisione, che è costata loro tantissimo, ma se l’hanno presa bisogna rispettarla”.

SU DEL PIERO. “Adesso starà un po’ a casa perché, ormai, è un giocatore del quale si conosce tutto. Io, invece, voglio rinnovare un po’ questa squadra. Perciò, voglio vedere un po’ di giocatori nuovi, voglio scoprire un po’ di gente nuova. Poi, quando sarà il momento, quei giocatori, se avranno ancora una condizione importante, saranno di nuovo presi in considerazione. Non c’è bisogno adesso di andare avanti di nuovo per due anni, ogni partita. C’è bisogno di vedere, di verificare, di andare a scoprire nuovi giocatori. Del Piero è un giocatore diverso da Cassano, ha 34 anni, ha fatto una carriera straordinaria, credo che sia un pochino diverso”.

SU CASSANO. “Cassano è come tutti gli altri calciatori di Serie A. Mi piace sempre dire che tutti i calciatori dai 18 ai 40 anni devono sognare la nazionale e non si devono arrabbiare se una volta, due volte, cinque volte, non vengono convocati. Evidentemente, chi fa le convocazioni ha delle idee diverse in testa”.

SU BALOTELLI. “Non voglio mettergli pressione, perché c’è già chi ci pensa a mettergliene tanta. Credo che per prima cosa, un calciatore giovane come lui deve trovare un rapporto di grande sintonia con il proprio club e il proprio allenatore. E’ un giocatore che adesso sorprende per le qualità che ha in funzione dell’età che ha. Nel frattempo, lui farà l‘esperienza necessaria internazionale con la sua squadra di club per prima, e, magari, con l’Under 21.

SU AMAURI. “Ho parlato solo una volta con Amauri, questa estate a Torino al Trofeo TIM, e gli ho detto, tra le altre cose, di non considerare nulla di quello che avrebbe letto sui giornali, attribuito a me, perché le uniche cose che ho detto che lo riguardano, le ho dette anche a lui. Ovvero che che prenderò in considerazione la possibilità di chiamarlo solo e soltanto nel momento in cui sarà italiano, perché prima non lo posso fare”.

(sportevai.it)

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