Quickribbon Carlo Petrini shock a Sky

sabato 29 novembre 2008

Carlo Petrini shock a Sky

L'ex giocatore di Milan e Roma Carlo Petrini, da anni in prima fila per quanto riguarda la lotta al doping, ha parlato ai microfoni di Sky Sport delle pratiche in uso ai suoi tempi e delle conseguenze di quelle sostanze su di se e i suoi ex compagni.


"Oltre all'abuso di farmaci, ho subito anche il doping, perché secondo me questo è il verbo giusto: subire. Il primo allenatore che mi ha fatto capire che nel calcio bisogna essere aiutati da farmaci è stato Giorgio Ghezzi. Lui, addirittura, si faceva le punture su se stesso, vedeva gli effetti che avevano su di lui, per poi farle a noi. Era il 1967. La prima volta che successe, arrivarono negli spogliatoi il medico, il massaggiatore e l'allenatore. Il medico aveva in mano un bottiglino, simile a una bottiglietta di Orangina che aveva un tappo rosso, morbido. Ai miei tempi, le siringhe gettabili non esistevano, esistevano grosse siringhe di vetro che si facevano bollire in scatoline d'acciaio insieme all'ago. Quel giorno, quell'ago entrò cinque volte in quel tappo rosso e in cinque sederi diversi, senza essere mai cambiato. Quando entrammo in campo ci rendemmo conto di quello che ci avevano dato, perché quel giorno potevamo morirci su quel terreno: correre, saltare, cadere, presentarsi davanti al portiere, avere la mente lucida e ripartire senza avere mai il fiatone, avevi una forza in corpo che era inimmaginabile in altri momenti. Mi ricordo, durante la partita, che una leggera bava verde usciva dalla bocca e dovevi togliertela dalle labbra per poter respirare correttamente. Alla fine della partita, quando pensavi che tutto fosse finito, non era finito un bel niente, perché avevi ancora tanta forza in corpo che non riuscivi a stare fermo. Un altro effetto di quella roba era che la lingua si gonfiava da non tenerla quasi in bocca, dovevi stare con la bocca aperta. Poi, verso le 3-4 di notte, quando finalmente la fatica ti dava l'ultimo tocco, ti addormentavi dove ti trovavi. Nessuno si è preoccupato di sapere che queste cose avrebbero potuto causare dei danni irrimediabili alla nostra salute. Purtroppo, quando hai 20 anni, pensi sempre di essere un immortale, che niente ti farà male e accettavi tutto senza discutere o contestare. Tutti i giorni c'erano punture da fare, vedevo addirittura i miei compagni che se le facevano da soli, perché magari non si fidavano del massaggiatore. Sono stati proprio dei periodi in cui gli aiuti erano quasi normali".
Se potesse tornare indietro, non farebbe più il calciatore?
"Adesso sarebbe ipocrita dire non lo farei più. L'unica cosa che dovrei sperare è che nel momento, com'è successo, che ci hanno dato questa roba, ci dicessero: "Guardate ragazzi la situazione è questa: se prendete questa roba potrebbe succedere che fra 30 anni vi accada qualcosa." Allora, probabilmente, non l'avrei presa". (SKY - romanews.eu)

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