mercoledì 26 novembre 2008
L'Associazione Calcio ChievoVerona è una società calcistica di Chievo, piccola frazione di Verona. Nella stagione 2008-2009 milita in Serie A, dopo avervi giocato già dal 2001 al 2007.
In dialetto veneto la squadra è chiamata Céo, il nome dialettale di Chievo, anche se il soprannome più noto nel resto d'Italia è quello de "I mussi" o "I mussi che vola", vale a dire "I somari volanti", ironicamente attribuitosi dagli stessi clivensi in risposta ad uno sfottò della tifoseria del Verona.[3] Nel 2001, in occasione della promozione in Serie A, un "musso alato" comparve anche nel sito web ufficiale della società.
La stampa veronese, spesso, fa riferimento alla formazione clivense definendola "la squadra della diga". Ciò è dovuto alla presenza, in Chievo, di una diga sul fiume Adige. Disputa le gare interne di campionato allo Stadio “Bentegodi” di Verona dal 1986, mentre gli allenamenti si svolgono al centro sportivo Veronello, nel comune di Bardolino.
Il Chievo costituisce un unicum nel panorama calcistico italiano, essendo l'unica società proveniente dalle categorie regionali minori ad aver scalato l'intera piramide calcistica nazionale fino a giungere in Serie A:[4] il sodalizio clivense è stato protagonista, nel tempo, di una notevole risalita dalle serie dilettantistiche, fino ad arrivare al vertice del calcio professionistico. Infatti, conquistata la promozione in Serie C2 nel 1986, il club ha conosciuto una rapida ascesa: nel 1989 ottenne la promozione in C1 e nel 1994 quella in B. Grazie alla storica promozione in Serie A, nel 2001, fu al centro di una grande attenzione mediatica e divenne conosciuto in ogni parte del mondo. L’arrivo al vertice del calcio italiano di una formazione di quartiere veniva visto come una grande impresa e l’oculata gestione societaria del Chievo venne, da più parti, presa a modello.[5][6] Nel 2002 debuttò anche nel calcio europeo, disputando la Coppa UEFA, mentre nel 2006 prese parte ai preliminari della UEFA Champions League. Retrocesso in Serie B nel 2007, l'anno seguente ha subito riconquistato la massima serie.
Le origini (1929-1936)
La squadra fu fondata nel 1929 da un piccolo gruppo di appassionati di calcio del quartiere veronese di Chievo. I colori sociali originari erano l'azzurro e il bianco. All'inizio la società non fu ufficialmente affiliata alla FIGC, ma disputò diverse amichevoli e tornei amatoriali sotto la denominazione di Opera Nazionale Dopolavoro Chievo. Il terreno di gioco su cui venivano disputate le partite si chiamava “Stefani”, ed era all’interno della villa omonima che ospitava anche la sede dell’ “Opera Nazionale”. Nell’autunno 1931 la squadra venne iscritta al Campionato Liberi, organizzato dalla FIDAL. L’ 8 novembre 1931, in occasione dell’inaugurazione del campo di gioco, il Chievo giocò la sua prima partita ufficiale, contro il Domegliara, vincendola. Tuttavia, su reclamo degli avversari, la partita venne annullata (il recupero fu vinto dal Domegliara per 2-1). Nel’33 la squadra vinse il Campionato Provinciale Liberi, accedendo alle finali venete, dove arrivò seconda. Il trascinatore di quest’epoca fu Umberto Busani, che negli anni successivi disputò svariati campionati di Serie A con le maglie di Lazio e Napoli. Nel 1935 si replicò il successo nel Campionato Provinciale Liberi. Nonostante le vittorie e il crescente entusiasmo attorno alla formazione, il Chievo non riuscì a risolvere i problemi finanziari che si erano palesati già da qualche anno: il sodalizio si sciolse nel 1936.
La rifondazione e gli anni ‘50
La squadra fu ricostituita dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale come A.C. Chievo e tornò a giocare nel 1948 in Seconda Divisione. Inizialmente (solo nel ’48) le maglie non erano più biancocelesti ma rossoblù. Anche il campo era cambiato: le partite interne vennero disputate sul campo “Cardi e Biondani”, bonificato con l’aiuto e la partecipazione di decine di appassionati. I primi anni ‘50 segnarono il ritorno del Chievo alle vittorie. La stagione 1950-1951 vide i biancocelesti imporsi sia nel Campionato Provinciale che in quello Regionale di Seconda Divisione con una squadra composta da soli giocatori di Chievo. L’annata successiva vide la formazione arrancare nel campionato di Prima Divisione e concludere lo stesso all’ultimo posto (ma quell’anno non erano previste retrocessioni).
Nell’aprile 1952 fece il suo debutto in squadra Bruno Vantini, che giocò con la maglia del Chievo fino al 1971, diventandone bandiera e, allo stesso tempo, bomber (detiene tuttora il record di 159 marcature con la maglia clivense). Al termine della stagione 1955-1956 i dirigenti decisero di abbandonare la storica divisa biancoceleste per adottarne una gialloblù. Nel 1957 la squadra si spostò nel campo parrocchiale "Carlantonio Bottagisio", dove furono giocate le partite interne fino al 1986.
Gli anni in Serie B e la storica promozione in Serie A (2001)
La squadra venne rinforzata per affrontare al meglio la serie cadetta e centrare l’obbiettivo salvezza. Tra gli altri, giunsero in riva all’Adige il centrocampista Giuliano Melosi e il difensore Lorenzo D'Anna, destinato a diventare, successivamente, capitano e bandiera della squadra. Nel settembre 1994 i clivensi incontrarono per la prima volta nella loro storia una delle big del calcio italiano, la Juventus, in occasione del secondo turno di Coppa Italia. Dopo lo 0-0 di Torino, i gialloblù cedettero 3-1 in casa e vennero eliminati dalla “Vecchia Signora”. Il debutto in B, contro l’Atalanta, terminò 1-1. Il primo goal in cadetteria della storia clivense fu siglato dall’attaccante Giordano. Il 10 dicembre 1994 fu il giorno del primo Derby della storia contro l’Hellas Verona. La gara, svoltasi di fronte a trentamila spettatori, terminò 1-1. La rete clivense fu segnata, di testa, da Riccardo Gori. Il match di ritorno vide imporsi il Chievo, bisognoso di punti, per 3 reti a 1. La squadra clivense centrò l’obbiettivo salvezza alla terz’ultima giornata. A fine stagione lasciarono il club giocatori storici, come il portiere Zanin, il capitano Rolando Maran, il fantasista Walter Curti e l’attaccante Riccardo Gori.
1995-1996: salvezza all'ultima giornata [modifica]
L'allenatore Alberto Malesani nell'estate 1995
Per la stagione 1995-1996 la squadra venne ringiovanita: arrivarono Luiso, Carparelli, Grabbi e, nel mese di novembre, il centrocampista Martino Melis. Tuttavia, solo quest’ultimo incise in modo significativo nel campionato dei giallobù; Luiso ripartì quasi subito, in direzione Avellino, dopo alcune incomprensioni con l’allenatore Alberto Malesani, Carparelli scese in campo 13 volte senza mai andare a segno, mentre Grabbi, probabilmente perché ancora troppo giovane, deluse le aspettative, andando in goal 2 volte in 18 partite. L’annata clivense fu molto sofferta. La squadra era sempre in bilico in classifica tra zona salvezza e zona retrocessione. Entrambi i Derby vennero persi (2 a 1 il primo, 1 a 0 il secondo). A tre giornate dal termine vi fu lo scontro decisivo in casa con il Brescia, anch’esso alla ricerca di punti per non retrocedere. Vincendo quella gara per 2-0, i gialloblù si riportarono in zona tranquillità. Tuttavia, la successiva sconfitta a Bologna rese l’ultima gara di campionato un vero e proprio spareggio per non retrocedere. Opposto al Chievo c’era, infatti, l’Avellino. Per salvarsi, entrambe le squadre dovevano vincere. In un ”Bentegodi” gremito da quindicimila spettatori, a prevalere furono i gialloblù. A fine gara, durante i festeggiamenti, ci fu un bel gesto di pace tra Malesani e Luiso, che aveva disputato la partita con la maglia dei campani.
1996-1997: sesto posto e addio di Malesani [modifica]
Stefano Fiore
La stagione 1996-1997 vide il Chievo partire con l’obbiettivo di centrare una salvezza tranquilla. Tuttavia, i diversi innesti in squadra, soprattutto quelli dell’attaccante Cerbone, di Fiore (in prestito dal Parma), di Lanna, di Giusti e di Marazzina, consentirono al club di disputare un campionato oltre alle aspettative, persino cullando a lungo il sogno della promozione in Serie A. A lasciare i clivensi furono, tra gli altri, Gentilini e Antonioli, che erano stati protagonisti della salita nella serie cadetta. L’organico a disposizione di Malesani non tardò a dimostrare il suo grande valore. Alla settima giornata, il Chievo era secondo a soli tre punti dal Lecce capolista. La squadra, trascinata dalla coppia Cerbone - Michele Cossato (che a fine stagione segneranno 30 reti totali in due), rimase nelle posizioni di vertice, ma, successivamente, subì una flessione. Il girone d’andata si chiuse con i gialloblù a metà classifica. Il Chievo riprese un buon ritmo, fino a trovarsi, alla ventiseiesima giornata, a soli due punti dal quarto posto. I sogni di gloria di società e tifosi subirono un brutto colpo in occasione della sconfitta interna contro l’Empoli, avversario diretto nella lotta promozione. La società veronese chiuse la stagione al sesto posto. Il piazzamento finale, pur ottimo, lasciò qualche rimpianto, rammarico per aver perso una grande (e forse irripetibile) occasione. Rimane l'ottima prestazione del collettivo per tutto il campionato e l'esordio in serie cadetta dei promettenti giovani Tommaso Chiecchi e Andrea Giora, provenienti dal vivaio. A fine campionato, il tecnico della promozione in B e delle prime tre stagioni in cadetteria, Alberto Malesani, tentò l’avventura in Serie A, chiamato a guidare la Fiorentina dall’allora presidente Vittorio Cecchi Gori.
1997-1998: il Chievo di Baldini [modifica]
Per sostituire Malesani, fu chiamato a dirigere la squadra Silvio Baldini, che proveniva dalla Carrarese. La squadra perse un giocatore importante come Stefano Fiore, per la fine del prestito; se ne andò anche il giovane difensore Marco Zamboni, che era stato acquistato addirittura dalla Juventus (nella quale, però, non ebbe particolare fortuna). Un’altra partenza illustre fu quella dell’attaccante Michele Cossato, acquistato dal Venezia. Per sostituirlo, il Chievo prelevò dal Brescello suo fratello Federico. I principali arrivi furono quelli di Zauri, Zanchetta e dell’attaccante Tentoni. Quest’ultimo deluse le grandi aspettative di tifosi e società nei suoi confronti. La squadra partì bene, sembrava essere in grado di ripetere la stagione precedente. Tuttavia, il tecnico toscano si trovò a gestire situazioni difficili, come quella di Cerbone, che voleva andare a giocare in Serie A, forte delle 20 segnature dell’annata precedente, ma nessuna formazione della massima serie lo cercava. Per tutto il girone di andata l’attaccante si impegnò poco e segnò raramente. Il buon inizio di campionato fu macchiato dal primo Derby stagionale. La gara si chiuse con un pesante 4-0 in favore dell’Hellas, turbando non poco tifosi e società. Alla fine dell’andata il Chievo si trovò a centro classifica. Nel mercato di riparazione arrivò il difensore della Sierra Leone Kewullay Conteh e tornò, in prestito fino a giugno, Zamboni, che aveva incontrato difficoltà di ambientamento tanto a Torino quanto a Napoli. Il girone di ritorno segnò il risveglio realizzativo del bomber Cerbone. La squadra, imponendosi 2-0 sul Verona, rispose al risultato del Derby di andata. Ne seguì un periodo molto positivo, in cui il Chievo sognò nuovamente la promozione. Tuttavia, la squadra perse il passo delle prime e chiuse il campionato in decima posizione. A fine stagione ci fu l'addio dell'allenatore Baldini.
1998-1999: esonero di Caso e salvezza con Balestro [modifica]
Partito Baldini, la squadra venne affidata a Domenico Caso per la stagione 1998-1999. I principali acquisti furono rappresentati dal portiere Roma, dal centrocampista Daniele Franceschini. Ad ottobre ci furono gli importanti innesti di De Cesare, di Pivotto e soprattutto di Eugenio Corini, che successivamente divenne un giocatore fondamentale per la squadra e uno dei più rappresentativi. Egli arrivò dall’Hellas Verona in cambio di Martino Melis, che voleva da tempo cambiare squadra. Subito lo scambio parve essere stato più vantaggioso per il Verona; infatti, mentre Corini si infortunò alla prima presenza con i clivensi, Melis si rigenerò con la nuova maglia, disputando grandi partite. Tuttavia, gli anni successivi stravolsero queste prime considerazioni e Corini divenne trascinatore del Chievo. Nella lista dei partenti i nomi principali erano quelli di Melosi, Borghetto, Rinino e Zauri. La stagione iniziò malissimo. Il Chievo alla sesta giornata era penultimo e reduce da quattro sconfitte consecutive. La squadra stentava a risollevarsi, dopo tredici giornate era ancora nei bassifondi, al terzultimo posto. Tra le cause della crisi vi era una cronica mancanza di buon gioco e la sterilità realizzativa degli attaccanti. Nel mese di dicembre, dopo un pesante ko interno contro la Lucchese (1-4), il presidente Luca Campedelli prese la decisione di sollevare dall’incarico Caso e di affidare la squadra all’ex calciatore Lorenzo Balestro, uomo di fiducia della società e già osservatore per la stessa. L’esordio di Balestro coincise con il primo Derby di quella stagione. I clivensi riuscirono ad arginare bene l’Hellas Verona, quell’anno molto competitivo, e la partita terminò con un prezioso 0-0. Dopo due gare, al tecnico venne affiancato Lorenzo Miani. La nuova coppia di allenatori aveva il difficile compito di risollevare il Chievo dalle ultime posizioni della classifica. Nel mese di gennaio, l’attaccante Cerbone coronò il suo sogno di giocare in A trasferendosi all’Empoli. Alla ventunesima giornata, i gialloblù si portarono in una posizione tranquilla. Verso la fine della stagione la squadra si tolse la grande soddisfazione di sconfiggere 2-0 il Verona, lanciato verso la promozione, nel Derby di ritorno. Il Chievo, grazie al lavoro svolto dai due tecnici, ottenne la salvezza con tre giornate di anticipo, chiudendo all’undicesimo posto in classifica.
1999-2000: quindicesimo posto con la coppia Balestro-Miani [modifica]
La coppia Balestro-Miani venne riconfermata e guidò i clivensi anche per tutta la stagione 1999-2000. La squadra non venne rivoluzionata. Partirono il portiere Roma, il difensore Pivotto e i centrocampisti Frezza, Giusti e Lombardini. Gli arrivi più significativi della stagione furono quelli del portiere Marcon, del difensore Longo e, a stagione in corso, di Moro, Aglietti, Fantini, Doga e Cimarelli. L’annata fu molto altalenante e, comunque, al di sotto delle aspettative. Massimo Marazzina si mise in evidenza durante tutto l’arco della stagione, arrivando a segnare 16 goal. Il momento migliore del campionato fu in dicembre, quando, espugnato il campo del Vicenza, il Chievo ritornò a sperare, seppur per poco, in qualcosa di più della semplice salvezza. La squadra poi soffrì un calo di risultati vertiginoso, fin quasi a ritrovarsi invischiata nei bassifondi della classifica. La stagione si concluse con il quindicesimo posto a soli due punti dalla zona retrocessione.
2000-2001: arrivo di Del Neri e promozione in Serie A [modifica]
Dopo sei anni di Serie B il presidente Luca Campedelli, per la prima volta, uscì allo scoperto, dichiarando che l’obbiettivo per la stagione 2000-2001 non era più nè centrare la salvezza nè un campionato tranquillo, bensì conquistare la promozione nella massima serie. Il mercato della squadra, abilmente diretto dal ds Sartori, fu mirato al raggiungimento di questo obbiettivo. Vennero acquistati giocatori che in B facevano la differenza, quali Eriberto (oggi conosciuto come Luciano), proveniente dal Bologna e Christian Manfredini dal Genoa. Inoltre, si decise di puntare su giovani dal grande avvenire, come Simone Barone, proveniente dall’Alzano, su giocatori da rilanciare dopo fallimentari esperienze precedenti, come nel caso di Bernardo Corradi al Cagliari e su una già collaudata difesa. Tra le partenze, le più significative furono quelle di Marazzina e Zanchetta, i quali andarono a giocare in A con la maglia della Reggina. Il loro, comunque, non fu un addio definitivo. A guidare la squadra fu chiamato Luigi Del Neri, che si era messo in luce come tecnico della Ternana. La formazione tipo di quell’annata era solitamente questa: Marcon; Moro, D’Angelo, D’Anna, Lanna; Eriberto, Corini, Barone, Manfredini; De Cesare, Corradi.
La maglia indossata da Corini nella stagione della promozione in A
Il campionato vide il Chievo protagonista fin da subito. In particolare, colpì tifosi ed addetti ai lavori la qualità del gioco dei clivensi, che si rendevano pericolosissimi con gli esterni Eriberto e Manfredini, riforniti dai passaggi del rigenerato regista Corini. La certezza della matematica promozione in Serie A si ottenne il 3 giugno 2001, quando il Chievo, di fronte ai circa tredicimila spettatori del ”Bentegodi” sconfisse per 2 a 0 la Salernitana. I principali artefici di quell’impresa furono, oltre ai già citati esterni di centrocampo, Corini, il capitano D’Angelo, la punta Corradi e, soprattutto, il tecnico Del Neri, che aveva saputo creare un gruppo affiatato e aveva proposto uno stile di gioco offensivo e spumeggiante. Il piazzamento finale fu il terzo posto. La promozione clivense venne vista come un evento clamoroso e suscitò enorme stupore in tutta Italia, viste le dimensioni di Chievo (che conta circa 2500 abitanti); allo stesso tempo venne sconfessata la filastrocca denigratoria dei tifosi dell'Hellas Verona, i quali affermavano che il Chievo sarebbe salito in A solo quando gli asini avessero volato in cielo[3]. La filastrocca recitava così:
« E quando i mussi i volarà faremo el derby in serie A,e resterà sempre così: Verona in A e Chievo in B. »
Il “miracolo” Chievo, i sei anni in A, l’Europa, l'anno in B e il ritorno in A [modifica]
2001-2002: sorprendente esordio in A e qualificazione in UEFA
Il Chievo si apprestò a debuttare in Serie A, circondato dall’attenzione dei mass media. Tuttavia, essi vedevano nella società gialloblù una sorta di simpatica Cenerentola, destinata a non avere scampo nel calcio dei grandi e a ritornare rapidamente in B. In poco tempo, i clivensi fecero forzatamente ricredere tutti coloro che la pensavano così. Il presidente Campedelli cercò di costruire una squadra che potesse ottenere la salvezza. Il mercato proseguì sulla falsariga di quello della stagione precedente: si investì sui giovani. L’ambiente gialloblù, ritenuto particolarmente sereno, aveva già contribuito in passato a rigenerare alcuni giocatori in difficoltà, ad esempio Corini e Corradi. Così avvenne anche per Simone Perrotta, prelevato dal Bari, che in precedenza era stato scartato dalla Juventus. Egli si rilevò uno degli acquisti più azzeccati della stagione, diventando importante per il gioco della squadra. Oltre a Perrotta, giunse in riva all’Adige il portiere Lupatelli, che sostituì il partente Marcon. Inoltre, tornò dalla Reggina Marazzina. Gran parte dei giocatori dell’anno precedente vennero riconfermati. Il 26 agosto 2001 il Chievo debuttò in Serie A in trasferta contro la Fiorentina. I giocatori a scendere in campo furono i seguenti: Lupatelli; Moro, D’Angelo (C), D’Anna, Lanna; Eriberto (56' D.Franceschini), Corini, Perrotta, Manfredini; Corradi (89’ F.Cossato), Marazzina (62’ De Cesare). Dopo soltanto 5’ i gialloblù si portarono in vantaggio con Perrotta, che siglò il primo goal della squadra in massima serie.
Tra lo stupore generale, i clivensi riuscirono ad amministrare il vantaggio e, al 53’, a raddoppiare con Marazzina. Il sorprendente risultato finale di 2-0 valse ai giocatori l’applauso dell’intero Stadio “Franchi” di Firenze e, l’indomani, i titoli dei giornali. L’interesse mediatico nei confronti della squadra raggiunse i massimi livelli. L’ascesa dal mondo dilettantistico fino alla Serie A di un club di quartiere veniva visto come un qualcosa di prodigioso e la società venne presa spesso a modello per la serietà di lavoro e, soprattutto, per l’esser riuscita, spendendo assai meno dei grossi club, ad essere ugualmente competitiva. Troupe televisive di tutto il mondo si recavano al centro di allenamento della squadra, Veronello, per intervistare dirigenti e giocatori. Si iniziò a parlare di Miracolo Chievo o di Favola Chievo. I gialloblù proseguirono a sorprendere: alla terza giornata sfiorarono la vittoria a Torino nella gara contro la blasonata Juventus, persa per 3 a 2 dopo essere stati in vantaggio di due marcature. Alla nona giornata, il Chievo guidava la classifica con 4 punti di vantaggio sulle seconde. Il 18 novembre 2001 si giocò, nel posticipo serale, l’attesissimo primo Derby in A contro l’Hellas Verona. I giorni antecedenti la gara erano stati caratterizzati da un’attesa febbrile. Lo Stadio “Bentegodi” registrò il tutto esaurito, con circa quarantamila presenze sugli spalti. Al trentasettesimo il Chievo conduceva per 2 reti a 0, in seguito alle marcature di Eriberto e Corini. Tuttavia, l’Hellas ribaltò il risultato, aggiudicandosi la partita per 3 a 2. Al termine della gara il tecnico del Verona, Malesani, che in passato era stato per quattro stagioni allenatore clivense, si recò a festeggiare platealmente sotto la Curva. Con questo gesto si attirò l’ira dei sostenitori del Chievo, che si sentirono offesi da un’esultanza tanto ostentata. Nonostante il ko, i clivensi rimasero in vetta alla classifica. Alla tredicesima giornata persero il primato dopo la sconfitta per 3 a 2 contro il Milan. Il 16 dicembre 2001 i giocatori guidati da Del Neri espugnarono il ”Meazza” battendo l’Inter di Ronaldo e Vieri per 2 a 1. Questa vittoria, considerata da molti un’impresa, consentì ai gialloblù di tornare in testa al campionato. La successiva sconfitta in casa con la Roma tolse definitivamente il primato al Chievo che, comunque, lottò per il titolo di Campione d’Inverno. All’inizio del girone di ritorno, la squadra subì un significativo calo di rendimento, che la fece allontanare dalle primissime posizioni. Tuttavia, il Chievo si mantenne sempre intorno alla quinta-sesta posizione. L’ambiente gialloblù, sereno e festoso per la sorprendente stagione, venne scosso dalla notizia della tragica morte del giocatore clivense Jason Mayélé, il 2 marzo 2002. Egli, pur essendo arrivato da poco (nell’ ottobre 2001) si era ben inserito in squadra. La sua scomparsa sconvolse giocatori e dirigenti. Il Chievo decise di ritirare la sua maglia numero 30, in segno di solidarietà. Quest’evento incise anche sul rendimento in campo della formazione, che tornò a vincere soltanto il 24 marzo 2002, quando si impose per 2 a 1 nel Derby con l’Hellas. I gialloblù lottarono fino al termine del campionato per il quarto posto, che sarebbe valso un’ incredibile qualificazione ai preliminari di Champions League. La squadra concluse la sua prima, sorprendente, stagione in A, in quinta posizione, ad un solo punto dal Milan, quarto classificato. Questo risultato le consentì di partecipare alla Coppa UEFA dell’anno successivo.
2002-2003: debutto europeo e settimo posto in campionato [modifica]
Nell’estate 2002 giunse al Chievo Oliver Bierhoff, il quale con la maglia clivense disputò la sua ultima stagione agonistica. Gli altri arrivi principali furono quelli di Della Morte, D.Andersson, Lazetic e Pellissier. Partirono, tra gli altri, Corradi e Manfredini, entrambi con destinazione Lazio. Eriberto lasciò increduli giocatori, dirigenti e tifosi rivelando il segreto sulla sua reale identità. Alcuni anni prima, per poter essere ingaggiato dal Palmeiras e coronare il sogno di diventare un calciatore professionista, aveva acquistato una nuova identità da un faccendiere, diventando Eriberto Conceição da Silva e togliendosi quattro anni d’età. Il giocatore rivelò che non riusciva più a sopportare il peso di questa vicenda e dichiarò di chiamarsi, in realtà, Luciano Siqueira de Oliveira. Fu quindi squalificato per sei mesi e tornò a calcare i campi di gioco soltanto nel gennaio 2003.
Il tecnico Del Neri apportò una significativa modifica nel reparto difensivo: decise di inserire tra i titolari il promottente Nicola Legrottaglie al posto del capitano storico Maurizio D'Angelo. I gradi di capitano passarono, così, a Lorenzo D'Anna. Il 19 settembre 2002, il Chievo debuttò nel calcio europeo. A Belgrado disputò il primo turno della Coppa UEFA contro gli insidiosi rivali della Stella Rossa. La partita si concluse sullo 0-0. Nella gara di ritorno, i serbi, forti di una consolidata esperienza in campo internazionale, fecero loro il passaggio del turno espugnando il ”Bentegodi” con due reti nel secondo tempo. In campionato, il Chievo, dopo l’ottima vittoria all’Olimpico contro la Lazio, proseguì a risultati alterni, posizionandosi nella parte medio bassa della classifica, fino al 27 ottobre 2002, quando sconfisse al ”Bentegodi” il quotatissimo Milan capolista per 3 reti a 2. Seguì una striscia di tre vittorie consecutive, che consentì alla squadra di risalire fino alla quarta posizione in classifica. Alla sedicesima giornata il Chievo espugnò nuovamente l’Olimpico, battendo la Roma per 1-0. La formazione veronese chiuse il girone d’andata al quinto posto. In gennaio ci furono alcune variazioni dell’organico. Marazzina passò alla Roma e Lazetić alla Lazio.
Dopo dodici stagioni con la maglia gialloblù, partì D’Angelo, che giocò in prestito nel Napoli fino a giugno. Dal Como arrivò l'attaccante croato Bjelanović. Nel girone di ritorno il Chievo alternò grandi prestazioni ad altre meno positive, restando, comunque, nella parte alta della classifica. Alla ventunesima giornata i clivensi sconfissero 2 a 1 l’Inter al ”Bentegodi”, mentre alla venticinquesima persero pesantemente (0-4) in casa col Parma. Dopo la penultima giornata, la squadra era quinta in classifica. Tuttavia, l’ultima partita stagionale, quella giocata a Torino contro la Juventus, riservò una beffa per la formazione clivense. I bianconeri, nonostante il titolo già vinto, non erano affatto appagati e giocarono per vincere anche col Chievo, in lotta con Udinese e Parma per la qualificazione in Coppa UEFA. La partita fu spettacolare e combattuta. Oliver Bierhoff disputò l’ultima gara della sua grande carriera segnando ben tre reti, che, tuttavia, non servirono a fare punti: la Juventus vinse per 4-3. Il Chievo chiuse al settimo posto in classifica, perdendo la possibilità di partecipare alla UEFA per un solo punto, a vantaggio di Udinese e Parma. Per tifosi e dirigenti l’annata fu, comunque, da considerarsi ottima, essendo l'obiettivo primario, una salvezza tranquilla, pienamente raggiunto.
2003-2004: nono posto e addio di Del Neri [modifica]
Nell’estate 2003 Eugenio Corini, che era diventato uno dei giocatori simbolo della squadra, lasciò il Chievo per andare a giocare nel Palermo. Anche altri grandi artefici delle stagioni precedenti lasciarono la squadra gialloblù: Legrottaglie passò alla Juventus, Luciano all’Inter, Lupatelli alla Roma. A difendere i pali della porta clivense fu chiamato l’esperto Luca Marchegiani, mentre in difesa il giovane Andrea Barzagli sostituì Legrottaglie. Gli altri acquisti riguardarono soprattutto il centrocampo: vennero acquistati Semioli, Baronio, Santana, Morrone. Anche Zanchetta tornò a vestire la maglia del Chievo. In attacco arrivarono il promettente Sculli, prodotto del vivaio della Juventus, e il brasiliano Amauri. Nella dirigenza, il segretario generale storico, Giancarlo Fiumi, lasciò il suo incarico.
L’annata della squadra, per quanto meno esaltante delle due precedenti, fu positiva: il Chievo restò sempre a metà classifica, lontano dalla zona retrocessione. Alla fine del girone d’andata la squadra era al nono posto. In gennaio tornò Luciano, che all’Inter aveva trovato poco spazio. Il campionato clivense fu caratterizzato da un miglior rendimento fuori casa (23 punti) che in casa (21 punti). I gialloblù non riuscirono quasi mai ad imporsi negli scontri diretti contro le big (cosa che invece accadeva con una certa regolarità nei due campionati precedenti. Particolarmente sfortunata fu la gara al Meazza contro il Milan, con il Chievo che, dopo aver dominato per 84' ed aver ottenuto due reti di vantaggio, venne ripreso al 96' da Shevchenko), ma sconfissero le principali rivali nella corsa alla salvezza, conquistando un ottimo nono posto nella classifica finale. Il 2 maggio 2004, la squadra festeggia, al Bentegodi, le 100 partite in A con la vittoria a spese del Modena (2-0). Nell’ultima partita di campionato Maurizio D'Angelo, bandiera della squadra e storico capitano dalla C alla massima serie, giocò la sua unica gara stagionale, congedandosi dal pubblico clivense. Alla fine della stagione Luigi Del Neri, il principale artefice della ribalta gialloblù, lasciò la guida tecnica della squadra per andare ad allenare i campioni d’Europa del Porto.
2004-2005: esonero di Beretta e salvezza con D'Angelo
A sostituire Del Neri fu chiamato Mario Beretta, allenatore esordiente in Serie A. Nel calciomercato dell’estate 2004, la partenza più illustre fu quella di Simone Perrotta, che passò alla Roma. Anche Barzagli, Santana, Sculli e Morrone lasciarono il Chievo, mentre arrivarono Mandelli, Brighi, Tiribocchi e Sammarco. La squadra gialloblù iniziò molto positivamente la stagione e, alla sesta giornata, la vittoria all’Olimpico contro la Lazio la proiettò in terza posizione alle spalle di Juventus e Milan. Successivamente il Chievo accusò un calo di rendimento che, con la complicità di numerosi infortuni, lo fece scivolare pesantemente in classifica, chiudendo il girone d’andata al quindicesimo posto. Dopo un leggero miglioramento (che consentì alla squadra di ottenere, dopo la ventitreesima giornata, il dodicesimo posto, con sette punti di vantaggio sulla terzultima), il Chievo infilò una striscia di cinque sconfitte consecutive, che lo fecero nuovamente precipitare in classifica, a ridosso della zona retrocessione. A tre gare dal termine, dopo la sconfitta casalinga contro la Fiorentina, il presidente Campedelli decise di sollevare dall’incarico l’allenatore Beretta e affidò la guida tecnica della squadra (finita al terzultimo posto) al suo vice, l’ex capitano clivense D’Angelo. Egli riuscì nel non facile intento di scuotere i giocatori. I risultati non tardarono ad arrivare: alla trentaseiesima giornata il Chievo s’impose in trasferta contro il Siena, avversaria nella lotta per non retrocedere. Alla penultima di campionato arrivò anche il successo casalingo contro il Bologna. Lo 0-0 dell’ultima gara contro la Roma consentì ai clivensi di chiudere al quindicesimo posto in classifica, a un punto dalla zona retrocessione. Il portiere Marchegiani, a fine stagione, lasciò l’attività agonistica.
2005-2006: il Chievo torna in alto con Bepi Pillon
Per la stagione 2005-2006, la dirigenza decise di affidare la squadra a Giuseppe Pillon, che si era distinto in precedenza allenando il Treviso. D’Angelo assunse il ruolo di vice-allenatore. L’organico della squadra rimase sostanzialmente invariato. Gli arrivi più significativi furono quelli del portiere Fontana dall’Inter, di Giunti dal Bologna e del giovane nigeriano Obinna, mentre partirono Baronio e Marchesetti. L’obbiettivo stagionale era semplicemente quello di disputare un campionato meno travagliato del precedente, che aveva visto il Chievo ad un passo dalla retrocessione. Il tecnico trevigiano riuscì a portare la squadra ben oltre le aspettatative; i gialloblù ottennero ottimi risultati anche con le grandi: 2-1 con il Milan (Pellissier - Tiribocchi) e 1-1 con la Juventus. La salvezza fu ottenuta con 11 giornate d’anticipo; la squadra tentò, quindi, l’assalto ad un posto Uefa, che venne centrato alla penultima giornata con il pareggio sul campo del Lecce. Visti gli ottimi risultati, Sammarco, Scurto e Mantovani vennero convocati per la fase finale dell’Europeo Under 21, mentre Franco Semioli ottenne il posto di 7° centrocampista della Nazionale per i Mondiali di Germania 2006. Le emozioni, però, non erano finite: in seguito allo scandalo “Calciopoli”, che decretò la retrocessione della Juve e le penalizzazioni di Milan, Fiorentina e Lazio, il Chievo scalò la classifica ritrovandosi al 4° posto, valido per i preliminari di Champions League, raggiunti per la prima volta dalla formazione del piccolo quartiere di Verona.
2006-2007: l'annus horribilis, dalla Champions alla Serie B [modifica]
I gialloblù cominciarono la stagione 2006-07 giocandosi, senza forti pressioni, il terzo turno preliminare di Champions League. Dall’urna del sorteggio di Nyon uscì, come avversaria del Chievo, la formazione campione di Bulgaria del Levski Sofia. I clivensi non riuscirono a superare questo ostacolo: all’andata vennero sconfitti per 2-0 e al ritorno, in un Bentegodi delle grandi occasioni, non riuscirono nell’impresa di recuperare il risultato, ottenendo solo un pareggio (2-2, doppietta di Amauri). Così, fu il Levski ad accedere, per la prima volta nella sua storia, alla fase a gironi di Champions, mentre il Chievo venne ammesso al primo turno della Coppa UEFA. Nell’ultimo giorno di mercato il Chievo cedette il suo gioiellino Amauri al Palermo per 7 milioni di euro più il cartellino di Denis Godeas. I primi avversari in UEFA furono i portoghesi dello Sporting Braga. Nella partita di andata, disputatasi in Portogallo, il Chievo perse per 2-0. Al ritorno, il Bentegodi si riempì nuovamente per sostenere la squadra: i padroni di casa recuperarono il gap, terminando i 90' regolamentari in vantaggio per 2-0 (reti di Tiribocchi e Godeas, al primo centro in maglia gialloblù). Tuttavia, un gol degli ospiti durante i tempi supplementari sancì l'eliminazione del Chievo dalla competizione europea. Il campionato iniziò in modo disastroso: nelle prime sei giornate la squadra raccolse cinque sconfitte ed un solo pareggio (1-1 contro l’Empoli). I risultati negativi indussero la dirigenza ad esonerare Bepi Pillon e a richiamare sulla panchina uno dei principali artefici del Miracolo Chievo, ovvero Luigi Del Neri, nel tentativo di risollevare la squadra. Dopo l’arrivo del nuovo allenatore la squadra ottenne i primi risultati utili e la società acquistò diversi giocatori utili all’obiettivo salvezza, come l’attaccante albanese Erjon Bogdani, proveniente dal Siena, il regista dell’Hellas Verona (anch'essa protagonista di una stagione orribile, conclusasi con la retrocessione dalla B alla C1) Vincenzo Italiano e il centrocampista brasiliano del Livorno Cesar Prates. Il girone di ritorno fu costellato da importanti infortuni e da cattive prestazioni nei secondi tempi. La squadra perse punti preziosi e fu costretta a giocarsi la permanenza in serie A nello spareggio-salvezza dell'ultima giornata di campionato, sul campo neutro di Bologna, contro il Catania. Il 27 maggio 2007, circa 3000 tifosi gialloblù accorsero allo stadio Dall’Ara per motivare i propri giocatori ma il risultato finale fu una sconfitta per 2-0 che, con le concomitanti vittorie di Parma, Siena (questa a 5' dalla fine) e Reggina, condannò il Chievo Verona alla retrocessione in serie B dopo 6 sorprendenti stagioni passate nella massima serie. In molti parlarono di fine della Favola Chievo.
2007-2008: immediato ritorno in A con Iachini [modifica]
Grosseto, 25 maggio 2008: tifosi e giocatori festeggiano la promozione in A
Dopo la retrocessione nella serie cadetta, il capitano Lorenzo D'Anna e Salvatore Lanna lasciarono il Chievo Verona, rispettivamente dopo tredici e undici anni di permanenza in squadra. La società operò sul mercato con la vendita di Franco Semioli alla Fiorentina e con l'acquisto degli attaccanti genoani Gasparetto e Greco, del portiere frusinate Zappino (scambio con Sicignano), del centrocampista del Mantova Bentivoglio, con il prestito di Ciaramitaro dal Palermo e con l’acquisto dal Catania dell’altra metà del cartellino di Cesar. I dirigenti riuscirono abilmente a trattenere a Verona giocatori importanti per la serie B, come Obinna, Marcolini e Pellissier, che ereditò i gradi di capitano dal partente D'Anna. L'avventura in Coppa Italia finì al primo turno, perso 1-0 contro il Ravenna. In campionato, la squadra della Diga puntò da subito alla promozione diretta e riuscì a soddisfare le aspettative di dirigenza e tifosi, rimanendo per tutto il girone d'andata nelle prime 6 posizioni, valide quantomeno per i playoff-promozione. Gli scontri diretti finirono spesso a sfavore del Chievo: al Via del Mare di Lecce i gialloblù uscirono sconfitti 3-0, al Dall'Ara di Bologna addirittura 4-0. Nelle partite interne, al Bentegodi, le sconfitte arrivarono, contro l'Albinoleffe (0-1) e contro il Mantova (2-3). Tuttavia, la squadra riuscì ad imporsi per 2-0 al Rigamonti, contro il Brescia, altra concorrente diretta per la promozione in A. Alla fine del girone d'andata il Chievo chiuse al primo posto in classifica, a 43 punti, in coabitazione col Bologna. Durante il mercato di riparazione vennero acquistati giocatori per completare la rosa (il difensore Rubén Maldonado, il centrocampista del Vicenza Luca Rigoni e l'attaccante dell'Atalanta Marino Defendi) e vennero ceduti Biabany al Modena (in prestito) e Greco al Rimini. Il girone di ritorno offrì altre numerose soddisfazioni al Chievo: la striscia positiva di 20 risultati utili consecutivi, tra cui un pareggio al Bentegodi contro il Lecce per 3-3, la vittoria in trasferta per 2-0 contro l’Albinoleffe, il pareggio al Bentegodi per 1-1 contro il Bologna, la vittoria per 3-0 contro il Brescia, il pareggio 1-1 a Pisa e la sonora vittoria per 5-0 in casa contro lo Spezia (record stagionale) proiettarono la squadra verso il primo posto solitario in classifica, conquistato dalla 33^ giornata. La striscia di risultati positivi terminò sul campo del Mantova (sconfitta per 1-0 con gol dell’ex Godeas), che si rivelò bestia nera del Chievo (due sconfitte su due incontri). Con il pareggio per 1-1 alla penultima giornata di campionato allo stadio Carlo Zecchini di Grosseto, i gialloblù conquistarono la matematica promozione in serie A, smentendo coloro che pensavano che i clivensi non sarebbero più tornati in massima serie. Nell'ultima giornata, pareggiando per 2-2 contro il Bari, il Chievo si assicurò il primo posto in classifica con un punto di vantaggio sul Bologna. Grande protagonista della stagione fu il capitano Sergio Pellissier, autore di 22 reti, che gli consententirono di piazzarsi ai primi posti della classifica marcatori. Pellissier, inoltre, superò il record di reti in una sola stagione con la maglia clivense, appartenuto a Raffaele Cerbone, che aveva siglato 20 goal nella stagione 1996-1997.
2008-2009: il Chievo di nuovo in massima serie
Dopo solo una stagione di cadetteria, il Chievo torna nella massima serie avendo ottenuto il primo posto nel campionato cadetto 2007/2008 Campedelli conferma Beppe Iachini sulla panchina gialloblu per un altro anno dopo il gran campionato della scorsa stagione. Dopo gli acquisti di Francesco Scardina, Emanuele D'Anna, Nicholas Frey, Bogdan Pătraşcu e Stefano Sorrentino, nelle ultime ore di mercato, arrivano in gialloblu anche Antonio Langella, Giampiero Pinzi, Mario Yepes, Kerlon, Mauro Esposito e Santiago Morero. Il 31 agosto il Chievo esordisce in campionato sul prato del Bentegodi contro la Reggina dell’ex Corradi. La squadra gialloblu batte i calabresi col risultato di 2-1. Sarà la prima ed unica vittoria del Chievo “targato” Iachini. Difatti successivamente, i gialloblu riusciranno a conquistare solo tre pareggi (Sampdoria a Marassi, Torino e Atalanta al Bentegodi) e sei sconfitte (Lecce, Catania, Cagliari e Palermo in trasferta, Fiorentina e Lazio in casa) per un totale di sei punti (penultimi davanti solo alla Reggina con 5). La società, visti gli scarsi risultati ottenuti fin qui, prende la decisione quindi di sollevare dall’incarico di allenatore il tecnico ascolano (4 novembre), chiamando al suo posto l’ex Parma e Mantova Domenico Di Carlo. Nonostante questo cambio, le successive tre partite contro Juventus (al Bentegodi), Milan (al Meazza) e Siena (al Bentegodi), non portano bene ai gialloblu. Infatti arrivano altre tre sconfitte (due a zero per la Juve, uno a zero per il Milan e due a zero per il Siena).
Stadio
Il Chievo, durante la sua storia, ha giocato le partite interne di campionato su quattro diversi terreni di gioco. Da quando la squadra è nel calcio professionistico (1986), le partite casalinghe vengono disputate allo Stadio "Bentegodi" di Verona. Sul campo "Stefani" il Chievo giocò la prima partita ufficiale della sua storia (l'8 novembre 1931) e vinse due Campionati Provinciali Liberi (nel '33 e nel '35). Nel periodo di utilizzo del campo "Cardi e Biondani" la squadra vinse il campionato di Seconda Divisione ('51) e disputò svariati tornei di Prima Divisione. Nel 1957, il Chievo cambiò ancora terreno di gioco e si spostò sul "Carlantonio Bottagisio", molto caro ai sostenitori clivensi, soprattutto quelli di vecchia data. Su questo campo di gioco, infatti, la squadra ha compiuto buona parte della scalata delle serie dilettantistiche. Prende nome dal cavalier Bottagisio, che cedette gratuitamente il terreno, di sua proprietà, alla parrocchia. Il parroco don Silvio Venturi aiutò la gente del paese nell’adattamento del terreno a campo di calcio. Tuttora, all’ingresso del “Bottagisio”, è presente la scritta “Campo sportivo parrocchiale”. Fu utilizzato per le partite interne di campionato dal 1957 al 1986. Durante questo periodo numerosi furono gli interventi di manutenzione. Oggi, il campo ospita partite e allenamenti di una parte delle giovanili, mentre la prima squadra vi disputa partite amichevoli soltanto in occasione di particolari eventi celebrativi. È situato in Chievo, a ridosso del fiume Adige. Nei ventinove anni di utilizzo del "Bottagisio", la squadra ottenne quattro promozioni dalla Seconda Categoria alla Prima ('60, '65, '69; la squadra rinunciò alla promozione ottenuta nel '68 per problemi di bilancio), due retrocessioni dalla Prima Categoria alla Seconda ('63, '67) e l'ammissione al campionato di Promozione ('70). Nel '75 ottenne la promozione in Serie D. Il "Bottagisio" ospitò le gare interne dei clivensi anche nel corso degli undici campionati di D giocati dalla squadra. Nel 1986, il Chievo conquistò la promozione in C2. Il campo storico non era adeguato per ospitare partite professionistiche, quindi il Chievo andò a giocare al "Bentegodi". Risalgono al periodo di utilizzo di quest'impianto le promozioni in C1 ('89), B ('94) e A ('01, '08), oltre alla retrocessione in cadetteria del 2007. Il "Bentegodi" ha ospitato anche le gare interne del Chievo nelle manifestazioni europee: Champions League nel 2006, Coppa UEFA nel 2002 e nel 2006.
(wikipedia)
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