Quickribbon D'Agostino...

venerdì 14 novembre 2008

D'Agostino...

Per quanto sia effimero fare l’opinionista, per quanto sia alta la possibilità di cadere in fallo nel rutilante mondo della pelota, non credo mi manchi l’onestà mentale e la serenità per dare il primo calcio nei palloni (sonoro) a… me in questo appuntamento

infrasettimanale.

L’accusa me l’ha scodellata davanti un signore che si chiama Tiago Mendes e che, finalmente, ha fatto vedere di cosa è capace. Avevo detto che la Juventus era una squadretta senza gran costrutto con un Del Piero piantato nel cuore in una versione midesca. Tutto quello che tocca Alex è oro o lo diventa. Mi sbagliavo.

Sbagliavo di grosso perché non vedevo bene cosa stava succedendo in sala macchine, chi si stava accomodando sulla sedia del regista in tempo per dire: “ciak, motore, azione: si gira un film che è da scudetto”. Era proprio l’ex ufo Tiago che ha mandato a carte quarantotto le mie ideuzze nate da quel che vedevo in campo allora, trasformando un’onesta squadra in una fucina di gioco del calcio. Il portoghese è quello che ha fatto andare insieme tutti i pezzi del puzzle. Il nostro è quello che dà al passaggio un significato di massima utilità ed è colui che, con questo risveglio definitivo, ha fatto capire a tutti che con un cavallo di razza nel motore, anche la Signora può sedersi al tavolo verde e dire “Piatto” nel corso della partita tricolore.

Un calcio nei palloni a me, frettoloso nella sentenza, un calcio nei palloni a Tiago per non essersi svegliato prima, un calcio nei palloni a tutti coloro che pensano che sia ancora il caso di venderlo. Incatenatelo a Torino. È il regista moderno che mancava per far ballare la signora.

Oltretutto il portoghese fa una bellissima cosa: va a rinfoltire le file dei registi che stanno ricomparendo numerosi sui campi italiani.

D’Agostino dell’Udinese, per esempio, è l’esponente più fulgido di una corrente artistica di ragazzi che hanno ricominciato a far prevalere la qualità del passaggio rispetto ai colpi di maglio delle linee mediane muscolari di molte big. Il capitano dei friulani, prossimo azzurro, è uno, ma Thiago (mah, sarà il nome che conta) Motta del Genoa non è da meno, Aquilani lo si conosce bene, Guarente è bello da vedere, il fiorentino Felipe Melo sta perfino prendendo confidenza con i tiri da lontano. Insomma, un calcio nei palloni a chi vince gli scudetti con i muscoli e i giannizzeri alti sopra l’1.90 e un evviva a chi fa ancora del calcio un illogico e splendido disegno.

L’ultimo calcio nei palloni va a Diego Maradona che è illogico quanto mitico. L’ho amato come pochi altri idoli sportivi, l’ho incontrato più volte, l’ho visto mentre ero a Pechino uscire dallo stadio dove l’Argentina olimpica si guadagnava l’accesso alla finale per l’oro. Era con Grondona, il n°1 del calcio argentino, e la sua signora. Cinguettava, flirtava, lavorava ai fianchi un personaggio con cui, da calciatore, aveva parecchio litigato. Ora, per avere il ruolo di ct, si è dimenticato tutto, ma, una volta avuto lo scranno, ha ricominciato a litigare.

Non si fa, tutto questo, c’è la grande Argentina di mezzo e il pallone ha bisogno di lei. Non certo delle bizze del Pibe. (goal.com/Francescofacchini.it)

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