domenica 31 agosto 2008
Frase fatta da queste parti: Se Di Natale giocasse in un Milan o simili le sue prodezze diverrebbero spot televisivi, e per almeno un mese tutti sarebbero bombardati con le gemme che il capitano sa sfoderare. Invece gioca a Udine: quindi bene, bravo, belle giocate, ma come può un giocatore così stare ancora a Udine?
Alzi la mano chi non ha sentito queste affermazioni, chi non si è rosso il fegato e non ha imprecato con chi ha dato la possibilità a questi signori di parlare in questa maniera.
Purtroppo al di la di tutto però è evidente - e rimarrà sempre così - che l'Italia oltre che da mille problemi è strozzata anche da un provincialismo metropolitano. Come se tutto può e deve accadere solo a Milano, Roma o Torino. Dalle nostre parti la Silicon Valley sarebbe stata fondata quantomeno a Rho o giù di li. Incomprensibile che l'alta tecnologia venga espressa in Carnia, in Molise o a La Spezia. Non chiedeteci perchè abbiamo fatto questi tre nomi e non ce ne abbiano gli altri. E' solo un esempio per far capire quanto ridotto sia il modo di pensare italico, dove è logico che il paese diventi il Paese dei Monopoli, di stato o di fatto. Tutti servili vassalli alla corte dei pochi potenti raggruppati nelle corti pseudometropolitane, a servizio del re di turno, e incapaci di produrre diversità. Il bene, il valore aggiunto di un popolo è proprio il saper valorizzare le diversità, i vari tipi di concorrenza, l'equità nella distribuzione delle risorse.
Qui ancora non c'è nulla di tutto questo: Di Natale che finirà in ombra già da domenica per lasciar posto a Del Piero sarà la normalità delle cose. E purtroppo solo la punta di un iceberg di una mentalità diffusa. (udineseblog)
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Argomenti: Editoriale